Con Scorciatoie di Giuseppe Celentano i drammi adolescenziali a teatro

Con Scorciatoie di Giuseppe Celentano i drammi adolescenziali a teatro

Con Scorciatoie di Giuseppe Celentano i drammi adolescenziali a teatro

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Può uno spettacolo teatrale farsi interprete e denuncia del disagio e delle inquietudini degli adolescenti di oggi? “Scorciatoie”, scritto da Peppe Celentano in collaborazione con Gianpiero Mirra e prodotto dal Teatro Diana, ci riesce in maniera significativa. Il lavoro è l’importante proposta del Teatro Diana per gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori di Napoli e Provincia per la nuova stagione teatrale 2019/2020. Lo spettacolo racconta l’adolescenza difficile e inquieta dei ragazzi di oggi, tra le mille tentazioni del male che portano due giovani amiche, Gessica e Chiara, in cerca della propria identità tra incontri pericolosi, famiglie disastrate, ingenuità e segreti, a scelte sbagliate e distruttive: sballo, violenza, sesso, crimine. Quando si apre il sipario, troviamo le due protagoniste sedute sul letto con intorno cuscini e orsacchiotti: un’immagine che rimanda all’innocenza della fanciullezza. Tuttavia, mentre ridono e scherzano, con i telefonini si riprendono e scattano foto: compare il demone del web. “Dai Chiara, togli la camicetta. Non temere, non si vedrà il viso. Con questa su internet facciamo un sacco di soldi”. Lo spettacolo, nella chiave del musical, dove la forza vitale delle splendide coreografie e la bellezza delle canzoni, tra inedite e note, magistralmente interpretate dal vivo dagli attori in scena, punteggiano le situazioni e stemperano il dolore della narrazione, racconta una storia forte, toccando in modo crudo e diretto temi emergenti del disagio adolescenziale che coinvolgono tutta la società civile. Il lavoro teatrale rifugge gli stereotipi sui giovani e rappresenta, con limpido e lineare realismo, drammi, rischi e incubi dell’adolescenza di oggi, senza rinunciare però a donare un messaggio positivo, quello che se ci si affida ad adulti consapevoli, avendo il coraggio di ammettere di essere in difficoltà e aver bisogno di aiuto, alla fine le cose si possono sistemare, nonostante la gravità dei fatti in cui ci si è invischiati. Spiega l’autore e regista, Peppe Celentano: “La parola scorciatoia sta per escamotage, espediente. Il mezzo più sbrigativo, rispetto alle vie normali, per raggiungere un intento. Ed è quello che fanno le due protagoniste dello spettacolo, Gessica e Chiara, che pur di sentirsi appagate sono disposte a tutto, a usare le scorciatoie, quasi sempre illecite, per arrivare a possedere quei beni che ormai sono lo status symbol irrinunciabile per le giovani generazioni”. Beni materiali, come soldi, abiti, accessori, ma anche immateriali, quali popolarità, successo con l’altro sesso, esposizione sui social.

Tanti i temi scottanti che emergono dalla narrazione teatrale. Innanzitutto, la crisi delle famiglie. Jessica vive con una zia che “non la vede”, crede alle sue menzogne forse perché è più comodo, non le dà limiti e lascia che precipiti nel baratro, pur volendole genericamente bene. Chiara ha un padre lontano e una madre che, pur amando lei e il fratello, è troppo occupata a gestire i drammi della sua vita, la mancanza di lavoro, la precarietà economica, una nuova relazione, cui tiene moltissimo, da portare avanti, con un uomo che, benchè estraneo al nucleo familiare, saprà fare le veci del padre per le ragazzine inquiete, manifestando, forte della sua esperienza dolorosa di ex-tossicodipendente, un comportamento sano e consapevole. Il testo di Celentano recepisce perfettamente il senso profondo di fallimento dell’esperienza educativa che si respira nella società attuale, in un mondo dove, crollata in generale ogni forma di autorità, gli adolescenti si sentono invincibili e autosufficienti e i genitori hanno abdicato al proprio ruolo di guida, interrompendo il tradizionale passaggio di valori da una generazione all’altra, primi tra tutti il rispetto di se stessi e gli altri e l’amore per la vita. I ragazzi dell’opera di Celentano non hanno genitori capaci di trasmettere loro, innanzitutto con l’esempio, quel bagaglio di informazioni, conoscenze, valori che è fondamentale per la sana crescita della futura generazione. Gli adolescenti ritratti dal regista vivono solo l’istante, e in questa totale “fluidità” della loro esistenza, trovano come punti di riferimento dei modelli vani e pericolosi, l’amico che le vende, lo sfruttatore, il maniaco che le compra. Un altro tema emergente che Celentano tocca con maestria, come già aveva fatto lo scorso anno con Generazione.Zero, è la predominanza del web nella vita dei giovani, la nuova mostruosa dipendenza che detta regole, mode, riti, creando assoluti vuoti di comunicazione e autenticità, come nella scena emblematica dello spettacolo in cui le ragazze credono di parlare con un viveur miliardario mentre sotto il suo profilo si cela un vecchio sporcaccione. L’abuso di web si traduce per questi giovani nel trionfo del narcisismo, della superficialità, della mera ricerca del piacere immediato e, appunto, delle “scorciatoie” del titolo. Tra cui, il sexting, quello che pratica Jessica trascinandovi anche Chiara: condividere su WhatsApp, sui social network o sulle chat proprie immagini o filmati intimi o a contenuto sessuale, nell’illusione che restino private, inconsapevoli che quei selfie o foto, una volta andati in rete, saranno pubbliche e inarrestabili, alimentando il cyberbullismo, con conseguenze a volte catastrofiche per la vittima, come ci dice amaramente la cronaca. Il risultato finale dello spettacolo di Celentano è un invito alla riflessione e alla presa di coscienza, da cui gli studenti fruitori dell’opera non potranno esimersi, tanto sarà il coinvolgimento.

Uno spettacolo di tale qualità e livello è la summa della sinergia di molti talenti eccelsi: a partire dal firmatario dell’opera, Giuseppe Celentano, grosso drammaturgo, regista, attore, direttore artistico napoletano, nonché scrittore e autore di molti testi a sfondo sociale, fra cui Ladri di sogni, scritto con Vincenzo De Falco (dedicato al giornalista del Mattino Giancarlo Siani ucciso dalla camorra), vincitore del premio Girulà 2006 e della menzione speciale per il teatro del premio Siani 2007, alla sua compagna di vita e di teatro Gabriella Cerino, una delle maggiori interpreti femminili della scena partenopea, che oltre al suo essenziale apporto attoriale, si è occupata anche del casting e dei costumi, a Massimo Masiello, indiscusso principe delle scene sia come cantante che come attore, che in 25 anni di carriera ha collaborato con i mostri sacri del teatro, alla brava attrice e cantante Sonia De Rosa, al poliedrico attore- regista-autore Diego Sommaripa, all’irresistibile attore Amedeo Ambrosini, alla incantevole modella-ballerina-attrice Priscilla Avolio, responsabile anche di tutte le coreografie, ai giovani, ma già formati, Jessica Botti, Flavio D’Alma, Elena Francesca Tarallo, Danilo Della Rocca, fino al maestro Marco Mussomeli che ha scritto le musiche e le canzoni originali. Sono certo che questo spettacolo si inserirà a pieno titolo nella storica serie di spettacoli per studenti del Diana, che da 15 anni, col format “La scuola a teatro”, propone lavori di grande impatto e successo che collocano il Diana tra i primi in Campania e in Italia in questo settore, grazie alla qualità degli allestimenti, l’impegno, la bravura e la professionalità degli attori, la manifattura dei costumi, la qualità delle musiche e canzoni, lo sforzo produttivo e l’efficace organizzazione.

Quest’anno il Teatro Diana ha festeggiato ben 86 anni di attività, era il 16 marzo 1933 quando venne inaugurata la sala vomerese dall’allora principe di Piemonte, Umberto di Savoia, alla presenza di numerosissime autorità cittadine. Sul suo palcoscenico si sono alternati gli artisti che hanno fatto la storia del teatro partenopeo e italiano, oggi lo calcano tutti i più grandi contemporanei. Inoltre, il Teatro Diana è l’unico in Italia che dalla sua fondazione viene gestito ininterrottamente dalla stessa famiglia, i Mirra, che lo considerano come la propria casa, dandogli un’inconfondibile impronta familiare. E ogni volta che si entra in questo meraviglioso teatro, non si può fare a meno di respirare aria di storia e grand’arte.

Carlo Alfaro

Carlo Alfaro

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