E’ TEMPO DI CIR? Rubrica Tempo & Denaro di Piera De Martino

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Ricordate? Nel 2017 hanno fatto il loro esordio i PIR, Piani individuali di Risparmio, introdotti dal precedete Governo, al fine di convogliare il risparmio degli italiani verso il mercato di capitali. In questo modo si è dato uno stimolo all’economia reale del Paese in cambio di benefici fiscali per gli investitori.
A conti fatti possiamo dire che l’obiettivo del vecchio Governo di canalizzare la ricchezza dei privati cittadini verso le Pmi sembrerebbe riuscito. I risparmiatori attraverso la sottoscrizione dei Pir hanno fornito capitali alle piccole e medie imprese contribuendo allo sviluppo economico del Paese.
Oggi il Governo in carica progetta sui Cir. Un nuovo strumento finanziario, Conto Individuale di Risparmio, che dovrebbe vedere la luce già nella prossima Legge di Stabilità.
Ma cosa sono i Cir?
L’obiettivo del Governo è quello di raccogliere il risparmio degli italiani attraverso la sottoscrizione di titoli di stato, emessi ad hoc, già dal prossimo gennaio 2019 in modo da favorire l’investimento nel mercato dei titoli di stato con conseguente introduzione di capitale nell’economia del Paese.
Destinatari dei Cir sono le persone fisiche residenti in Italia. Anche per i Cir ci sarà un importo massimo di investimento annuo che oggi pare sia fissato in 30mila euro.
I Cir prevedono quattro categorie di prodotto: Cir ordinario; Junior Cir; Cir lavoro dipendente; Cir Tfr. Come si può intuire sono destinati a soggetti diversi per cui hanno specifiche peculiarità e vantaggi fiscali.
Il beneficio fiscale che li rende interessanti è vincolato alla scadenza del titolo. I rendimenti non sono tassati ed è previsto un credito d’imposta annuo del 3,5%.
Non sono applicate le imposte di successione e donazione sempre che le somme restino vincolate per 18mesi.
Le somme investite nei Cir sono impignorabili e insequestrabili.
E’ vietata la vendita allo scoperto dei titoli. Questo dovrebbe limitare la manipolazione dello spread.
Pare che sia proprio lo spread il motivo ispiratore dell’istituzione dei Cir, del perché trasferire agli italiani buona parte del debito pubblico. Come accennava Armando Siri in una trasmissione televisiva: “Oggi 780 miliardi di titoli sono nelle mani di operatori speculativi che hanno la possibilità di fare salire e scendere lo spread. Noi vogliamo ridurre i margini di manovra di questi operatori e riportare in Italia l’investimento sul debito pubblico”.
Poiché tutto ciò fa parte, per il momento, solo di un disegno di legge, non ci resta che aspettare e vedere se effettivamente i Cir saranno istituiti con la prossima Legge di bilancio e quali saranno le condizioni definitive per la sottoscrizione, i vantaggi fiscali per i privati e quali per lo Stato.

Piera De Martino

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