MARTEDI’ 7 VERRANNO TRASLATI NELLA CATTADRALE DI SORRENTO I RESTI MORTALI DELL’ARCIVESCOVO ANTONIO ZAMA

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MARTEDI’ 7 VERRANNO TRASLATI NELLA CATTADRALE DI SORRENTO I RESTI MORTALI DELL’ARCIVESCOVO ANTONIO ZAMA

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MARTEDI’ 7 LUGLIO,IN OCCASIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA  SCOMPARSA DI SUA ECCELLENZA MONS.ANTONIO ZAMA, AVVENUTA A NAPOLI NEL 1988,zama VERRANNO TRASLATI NELLA CATTEDRALE DI SORRENTO I RESTI MORTALI DEL VESCOVO SORRENTINO. NELL’OCCASIONE, COMMEMORAZIONE DI FRANCESCO PAOLO CASAVOLA, PRESIDENTE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE. SUBITO DOPO CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DA MONSIGNOR FRANCESCO ALFANO, ARCIVESCOVO DI SORRENTO-CASTELLAMMARE.

NE DA’ COMUNICAZIONE , RAFFAELE VACCA.
Agli amici
L’ARCIVESCOVO ANTONIO ZAMA
RITORNA NELLA SUA CATTEDRALE
Nel tardo pomeriggio di martedì 7 luglio, in occasione
dell’anniversario della sua morte terrena, avvenuta improvvisamente a
Napoli nel 1988, saranno traslati nella cattedrale di Sorrento i resti
mortali di monsignor Antonio Zama.
Dopo la traslazione ci sarà una commemorazione di Francesco Paolo
Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale, seguita, alle ore
20, da una Celebrazione Eucaristica, presieduta da monsignor
Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento – Castellammare di Stabia.
Nominato da Paolo VI arcivescovo di Sorrento e vescovo di
Castellammare di Stabia il 27 agosto 1977, Monsignor Antonio
Zama aveva fatto il suo solenne ingresso a Sorrento nel pomeriggio
di domenica 2 ottobre.
Vi venne su un aliscafo in corsa speciale, accompagnato, tra altri,
da mons. Antonio Pagano e mons. Antonio Ambrosiano, appena
nominati vescovi ausiliari di Napoli. Fuori dal porto fu accolto,
secondo un’antica tradizione sorrentina, da centinaia di barche
pavesate, mentre tutte le campane delle chiese iniziavano a suonare
a festa. Contava sessant’anni.
Ordinato sacerdote nel 1940, aveva insegnato presso la Facoltà
teologica di Capodimonte e presso il Pontificio Istituto pastorale di
Roma. Era stato cappellano all’Università Federico II di Napoli ed
assistente della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana)
napoletana, prima di essere della stessa Fuci vice assistente
nazionale e poi assistente nazionale dal 1964 al 1967, quando era
stato nominato vescovo ausiliare di Napoli, dove era stato anche
vicario generale. Era anche giornalista pubblicista e direttore della
rivista di teologia “Asprenas”.
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Diciotto giorni prima del suo solenne ingresso a Sorrento aveva
inviato all’Arcidiocesi di Sorrento, ed alla Diocesi di Castellammare
di Stabia la sua prima (ed unica) lettera pastorale.
Verso la conclusione aveva ricordato che erano numerosissimi
coloro che, “provenienti da tutte le regioni della nostra Italia ed
anche da paesi esteri”, venivano nei territori delle due diocesi per
trascorrervi periodi di riposi o di cure.
Poi aveva aggiunto: “In quanto cittadini dovremo seriamente
contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Ma più ancora, in
quanto cristiani, dovremo impegnarci per una testimonianza
autentica di vita e fornire loro le occasioni per una riflessione che sia
salutare alimento spirituale. Iniziative, proposte apostoliche,
realizzazioni efficaci dovranno impegnarci per offrire ai graditi
ospiti il volto di una Chiesa viva e credibile, ricca di fede e
traboccante di carità”.
Se e come questo stesse avvenendo, cercò anche di verificare nella
Visita Pastorale, che inaugurò il 7 dicembre 1981, iniziando dalla
cattedrale di Sorrento, e che si concluse due anni dopo. La visita
pastorale ispirò l’indimenticabile Convegno ecclesiale diocesano, che
si svolse a Sorrento dal 15 al 19 ottobre 1984.
Nel presentarlo, il 28 agosto 1984, monsignor Antonio Zama, disse,
fra l’altro, che il Convegno voleva essere “una riflessione attenta per
concretizzare una programmazione pastorale coraggiosa all’insegna
della fiducia e della speranza”. Ed anche che era necessario “vincere
la tentazione di rifugiarsi nel “privato”, ingannati dallo strisciante
pretesto che di fronte a situazioni così complesse e difficili nulla o
poco possiamo fare”.
Disse anche che “la dimensione “culturale”, come anche quella
sociale (sono infatti intimamente congiunte), è forse quella più
difficile ad essere compresa”.
Sostenne questa dimensione culturale, per la quale nel 1967 era
stato fondato il Centro di varia umanità su indicazione di
monsignor Carlo Serena, partecipando a molte manifestazioni
organizzate dal Centro. Innanzi tutto a quella della serata del 18
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ottobre 1978, durante la quale, nella chiesa monumentale di S.
Michele, fu consegnata la cittadinanza onoraria di Anacapri a
Graham Greene. Chiamato inaspettatamente a concludere la
manifestazione, parlando a braccio, disse che l’opera di Graham
Greene era innanzi tutto opera di “una ricerca che non si muove
nell’ambito della realtà naturale (fisica, biologica, astronomia…),
ma una ricerca che scende nell’interno del cuore umano. Non solo
per capirlo, ma per trovare quello che c’è nel fondo: l’impronta di
Dio, la presenza di Dio”.
Nel 1985 accettò di far parte della Giuria del Premio Capri – S.
Michele, che era stato fondato l’anno precedente, e ne divenne
presidente. Con il suo sostanziale contributo fu scelta La “nuova
cristianità” perduta di Pietro Scoppola.
Sempre con il suo sostanziale contributo furono scelte, nel 1986,
La bisaccia del pellegrino di Alberto Monticone e, nel 1987, I
quaderni di San Salvatore e Chiesa, laici ed impegno storico di
Giuseppe Lazzati.
Un esame di queste opere rivela l’interesse di mons. Antonio Zama
per la situazione contemporanea, per il tempo che era stato e che
aveva vissuto talvolta da protagonista, e per quello che era
necessario fare per un futuro migliore.
L’opera di Pietro Scoppola sosteneva che la “nuova cristianità”,
schierata soprattutto contro il comunismo e il laicismo, si era
lasciata assalire e sconfiggere dalla sua stessa creatura, la società
industriale avanzata, nella quale il consenso elettorale alla
democrazia si pagava con il pronto contante dello sviluppo del
benessere. In essa l’autore lapidariamente scriveva che “il nemico
vero è venuto alle spalle silenzioso e a lungo inavvertito, nelle forme
della società consumistica, destinata a corrodere in profondità,
senza scontri clamorosi, ma per questo con maggiore efficacia, la
fede del popolo italiano”.
La bisaccia del pellegrino di Alberto Monticone presentava il
cristiano come colui che sa stare dentro la vicenda storica, ma è in
grado anche di valutarla, di giudicarla, senza chiamarsene fuori; che
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è capace di prendere quella misura di distanza, non di estraneità,
che gli impedisca di appiattirsi invece di agire bene in essa.
I Quaderni di San Salvatore sono una sintesi efficace, limpida e
suggestiva del pensiero di Giuseppe Lazzati, in gran parte espresso
in Chiesa, laici ed impegno storico, e ripensato per essere offerto ai
giovani. Sono otto volumetti dedicati rispettivamente al laico, alla
corporeità, alla carità, alla verità, alla prudenza, alla cultura,
all’amore, ed a fede, ragione e storia. Rappresentano “un itinerario
organico di quella che potrebbe essere denominata una catechesi a
misura del cristiano giovane adulto”, che la sceglie liberamente, per
una sua esigenza interiore, senza sentirla per nulla imposta.
Proprio al Premio Capri – S. Michele fu rivolta l’attenzione di
monsignor Antonio Zama, nei primi minuti del suo ultimo giorno.
Dopo la manifestazione del tardo pomeriggio, organizzata
dall’Azione Cattolica diocesana nel Salone Carlo Serena, dopo la
veglia di preghiera in cattedrale, durante la quale aveva
commentato la parabola del Buon Samaritano, e dopo la cena al
Ristorante Caruso, mentre percorreva Corso Italia per raggiungere
l’episcopio, disse al suo accompagnatore, che aveva preso sotto
braccio, che alle opere che, sotto la sua presidenza, erano state
scelte il 14 giugno, nella sala inferiore della Torre aragonese in
Anacapri, e che erano La donna nella Chiesa e nel mondo di AA.VV.,
Per una sociologia oltre il postmoderno di Achille Ardigò, Etica
dell’ambiente di Alfonso Auer, Il segno dell’informatica di
Gianfranco Bettetini, Il senso della storia universale di Fulvio
Tessitore, Politica ed istituzioni nell’Italia repubblicana di Ciriaco De
Mita, ne bisogna aggiungere un’altra. Era Il discorso sociale della
Chiesa da Leone XIII a Giovanni Paolo II. Curato dal C.E.R.A.S.
(Centre de Recherche et d’Action Sociales), sotto la direzione di
Denis Maugenet dell’Institut Catholique di Parigi, era stata
pubblicata, in edizione italiana, dalla Queriniana, a cura di Rocco
Baione, con la presentazione di Bartolomeo Sorge. Conteneva
dodici documenti di pontefici, da Leone XIII a Giovanni Paolo II,
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la Iustitia in mundo del Sinodo dei vescovi del 30 novembre 1971 e
la Gaudium et spes del Concilio Vaticano II.
Quando, dopo la solenne liturgia delle esequie, svoltasi nella
cattedrale di Sorrento, nella mattinata del 9 luglio 1988, il furgone
con la sua semplice bara in noce scuro si avviò da piazza Tasso
verso Napoli, e molti immaginarono che fosse un definitivo addio, ci
furono alcuni che pensarono che, con l’aiuto del Signore, i suoi resti
mortali potessero ritornare un giorno nella sua cattedrale. È quel
che avverrà ventisette anni dopo la sua scomparsa terrena.
RAFFAELE VACCA

Gaetano Milone

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