SAREBBE QUASI ORA – INTANTO A SORRENTO AUMENTANO: Il governo Conte dichiara guerra alle slot machine: “Vanno ridotte progressivamente fino alla messa al bando”

SAREBBE QUASI ORA – INTANTO A SORRENTO AUMENTANO: Il governo Conte dichiara guerra alle slot machine: “Vanno ridotte progressivamente fino alla messa al bando”

SAREBBE QUASI ORA – INTANTO A SORRENTO AUMENTANO: Il governo Conte dichiara guerra alle slot machine: “Vanno ridotte progressivamente fino alla messa al bando”

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IL NUOVO GOVERNO E I GIOCHI, ENDRIZZI (M5S): “LE SLOT VANNO RIDOTTE PROGRESSIVAMENTE, FINO ALLA MESSA AL BANDO”

Limitare la distribuzione e l’accessibilità ai giochi dove la puntata precede di pochi minuti l’esito, una strategia d’uscita graduale per le slot (fino alla loro messa al bando), programmi per il contrasto alla criminalità organizzata e alle forme di azzardo non autorizzate o illegali, abolizione della pubblicità del gioco: sono questi gli obiettivi del Governo che si è appena insediato, dichiarati ad Agipronews dal senatore del Movimento 5 Stelle Giovanni Endrizzi, al suo secondo mandato a Palazzo Madama e da anni impegnato nel contrasto al gioco patologico.

Cosa significa «strategia d’uscita dal machines gambling (slot e VLT)»?

«Per il machine gambling (slot e VLT a bassisima latenza, con puntate ogni 4 secondi, ripetute, spesso meccanicamente, senza limiti di tempo per ore e ore) dobbiamo definire un’uscita graduale. Si tratta di un genere nato nei casinò e diventato invece oggi forse il più pervasivo, fin dentro locali pubblici, in ambienti di vita quotidiana. Per questo settore prevediamo una progressiva riduzione, fino alla messa al bando; con la parte bassa della filiera siamo disponibili a discutere per valutare opportunità di riconversione».

Cosa si intende, nel contratto di Governo, per «forti limitazioni alle forme di azzardo con puntate ripetute»? Quali giochi riguarderanno e come saranno applicate?

«Sappiamo che le forme di azzardo a bassa latenza, ovvero con ridotto intervallo di tempo tra la puntata ed il suo esito e che consentono una immediata nuova puntata, hanno una maggiore pericolosità rispetto allo sviluppo di compulsività e dipendenza patologica. Mi riferisco ai classici giochi – come la roulette – presenti nei casinò che, non a caso, erano autorizzati in poche località e non disseminati nei quartieri e non erano collocati in ambienti di vita quotidiana, anzi presentavano precisi limiti di accesso. Addirittura nei casinò, un tempo, era persino vietato l’accesso ai residenti locali. Ma penso anche alle cosiddette “virtuali”, al 10eLotto e agli “innocui” Gratta e Vinci, dove la puntata precede di pochi minuti l’esito e che oggi troviamo in ogni dove: per queste forme di azzardo, dovremo necessariamente limitare la distribuzione e l’accessibiltà. I regolamenti comunali e le leggi regionali sono un presidio fondamentale per i cittadini».

Le misure previste dall’accordo del 7 settembre in Conferenza Unificata (il dimezzamento dei punti gioco) secondo lei sono ancora realizzabili o eventualmente superabili?

«La limitazione dei punti di offerta contenuta nell’accordo Stato-Regioni dello scorso settembre non appare sufficiente. Peraltro, essa si accompagna purtroppo a criteri che garantiscono una distribuzione più mirata, efficace e razionale (ovviamente per la filiera medesima), quindi potenzialmente forieri di una maggiore raccolta. Che questa misura non sia stata pensata per obiettivi di contenimento è dimostrato da tre considerazioni: la riduzione delle AWP (slot da bar) inizia da quelle meno redditizie; nessuna limitazione è prevista per le VLT che hanno una raccolta molto superiore rapportata al numero di apparecchi; il Governo uscente ha sempre rifiutato di indicare dei benchmark per le politiche annunciate, in pratica non ha mai dichiarato di volersi misurare su una effettiva riduzione della raccolta. Le misure di contenimento devono ovviamente accompagnarsi allo sviluppo di programmi e mezzi di contrasto alla criminalità organizzata e alle forme di azzardo non autorizzate o illegali».

«Nell’immediato – prosegue il senatore Endrizzi – va infine abolita la pubblicità. Così facendo non si agisce sull’offerta, che in certa parte è ormai fidelizzata o addirittura legata a compulsione e dipendenza patologica, bensì sulla nuova domanda: si smette di incentivare e promuovere un settore peraltro vietato ai minorenni, alla cui reclame vengono tuttavia esposti; un adolescente su due ha già iniziato ad azzardare e sappiamo che una precoce esposizione è correlata a un maggior rischio di patologie e in forme più gravi e difficili da curare. Le sponsorizzazioni sportive arrivano a un pubblico di giovani e giovanissimi che deve essere invece protetto. Abolire la pubblicità è anche un mezzo efficace per frenare l’azzardo online, che attraverso popup, banner a discesa e varie forme di ads si propone in modo pervasivo ed invasivo nei dispositivi mobili e computers di giovani e giovanissimi. Abolire la pubblicità libera infine la stampa dai condizionamenti impliciti derivanti dagli investimenti pubblicitari sulle testate giornalistiche e televisive. In diversi Paesi già la pubblicità è vietata e le normative europee consentono, anzi raccomandano ai Paesi membri di adottare una legislazione rispondente alle condizioni nelle diverse nazioni: l’Italia è il primo mercato di azzardo in Europa.

Queste misure comporteranno un decremento delle entrate erariali? Eventualmente come saranno compensate?

«Dobbiamo innanzitutto ricordare come negli anni la raccolta è costantemente aumentata, con punte del 30% in un solo anno, nel 2011. Le misure adottate avranno come primo obiettivo arrestare questo trend. In successione, si dovrebbero fissare obiettivi graduali per la sua riduzione. Le coperture per le misure del programma di governo sono state volutamente sovradimensionate proprio per anticipare il programmato calo del gettito. Ma è presumibile che la spesa si orienti su altri consumi; la propensione all’azzardo è maggiore nelle Regioni con minor reddito pro-capite, segno che verosimilmente si sposteranno ingenti risorse per un miglior benessere delle famiglie e a vantaggio di filiere alternative di piccole e medie imprese, che attendono la ripartenza dei consumi interni. Oltre all’occupazione che si potrà generare in settori a più alto indice di occupazione, lo Stato recupera l’IVA su tali consumi, cui oggi rinuncia».

MSC/Agipro

Redazione

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