A Roberto Keller il grazie del mondo della Cultura
Alcuni cari amici come Franco Cappiello e altri stimati soci dell’Istituto di Cultura “Torquato Tasso” di Sorrento (Napoli), mi hanno esortato ad esprimere il nostro cordoglio per la prematura scomparsa del professor Roberto Keller, che fu presidente del nobile sodalizio.
Avrei desiderato non usare la parola “cordoglio” ma, in effetti, etimologicamente significa «dolore profondo, per lo più collettivo, in seguito a una sciagura» e questo è quanto alberga nell’animo dei sorrentini che hanno avuto la fortuna di conoscere Roberto Keller.
Io non ero ancora nell’orizzonte dell’Istituto e, quindi, mi avvalgo di quanto ho potuto ascoltare e leggere sul suo conto.
La sua militanza al Liceo scientifico Salvemini di Sorrento, come docente di Storia e Filosofia hanno lasciato il segno in discenti e colleghi per la sua cultura e le sue molteplici qualità e virtù.
Sì, perché Cultura è Storia, Civiltà, Letteratura, Arte in tutti i sensi, così come l’insieme delle cognizioni intellettuali di una persona che costituiscono la sua personalità morale, la sua spiritualità e il suo gusto estetico.
Cultura è anche l’insieme dei valori, simboli, concezioni, credenze, modelli di comportamento che caratterizzano il modo di vita di un gruppo sociale, ecco perché non ha errato l’amico giornalista Antonino Siniscalchi nel definirlo «un docente di intensa professionalità e grande umanità».
In un momento in cui la Cultura è svilita, inutile se non riesce a fare cassa o audience, priva di risorse poiché incapace di vedersi attribuita una chiara missione collettiva, Roberto Keller ci richiama a ricostruite con rigore quanto è stato distrutto e vilipeso.
Egli si erge come l’indomito cavaliere di cui Cervantes ci ricorda valori universali, purtroppo sempre più dimenticati, come la fedeltà, la cortesia, l’onestà e la ricerca della giustizia sociale.
Nonostante le avversità, Keller-Don Chisciotte ci insegna l’importanza di avere sogni, anche quando sembrano impossibili o ci fanno sembrare folli agli occhi degli altri.
Le riflessioni di Don Chisciotte su valori, virtù e difetti umani – come la libertà, la giustizia, l’onore, la solidarietà e l’amore – rappresentano autentiche lezioni di vita, ancora estremamente attuali.
Parlavo delle virtù di Roberto: «Ascolta, Sancho: se segui la strada della virtù e ti impegni in azioni virtuose, non avrai motivo di invidiare coloro che hanno principi o signori come antenati.
Il sangue si eredita, ma la virtù si conquista, e la virtù vale da sola ciò che il sangue non può valere» (Capitolo XLII).
L’umiltà era una sua prerogativa, sembra di sentirlo in aula: «Sii fiero, Sancho, della tua umile origine, e non vergognarti di dire che vieni da una famiglia di contadini.
Quando non ti vergognerai, nessuno ti criticherà. Prefiggiti di essere più un umile virtuoso che un superbo peccatore. Innumerevoli sono coloro che, pur essendo di umili origini, sono saliti alle più alte dignità pontificie o imperiali.
E potrei portarti così tanti esempi da stancarti» (Capitolo XLII). In questi tristi giorni in cui bandiere e ideali sono calpestati da neri e lucidi stivali sembra di ascoltare il prof. Keller che parla della libertà: «La libertà, Sancho, è uno dei più preziosi doni che il cielo abbia concesso agli uomini; non esiste tesoro sulla terra o nei mari che possa eguagliarla.
Per la libertà, così come per l’onore, si può e si deve rischiare la vita, mentre la schiavitù è il male più grande che possa colpire gli uomini» (Capitolo LVIII). Onorato del nobile compito assegnatomi concludo con quello che credo possa essere il testamento spirituale di Roberto Keller, che ci indica gli obiettivi nobili della vita:
«Alcuni percorrono l’ampio campo dell’ambizione superba, altri quello della servile e vile adulazione, altri ancora quello dell’ingannevole ipocrisia, e alcuni quello della vera religione; ma io, guidato dalla mia stella, percorro il sentiero stretto della cavalleria errante, per il cui esercizio disprezzo la ricchezza, ma non l’onore. Le mie intenzioni sono sempre rivolte a fini nobili: fare il bene a tutti e il male a nessuno» (Capitolo XXXII).
Anche Marziale e Euripide, nell’apprendere la funesta notizia hanno detto sottovoce: «Sit tibi terra levis» (che la terra ti sia lieve) io, da umile teologo, ti auguro che sia già avvenuto quanto sarà detto alla celebrazione eucaristica: «In Paradiso ti accompagnino gli angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri, e ti conducano nella santa Gerusalemme.
Ti accolga il coro degli angeli, e con Lazzaro povero in terra tu possa godere il riposo eterno nel cielo».
Aniello Clemente (giornalista, scrittore)