Pretium non vile laborum
Si è sempre alla ricerca della verità, essa non ha mai fine e la cultura è fondamentale per la conservazione della soggettività.
Tuttavia, la verità non viene mai accettata di buon grado, la Chiesa per la sua struttura radicata nel territorio, non è più un buon mezzo sociale per affrontare i vari problemi.
Essa oggi è lontana dalle necessità del popolo dei fedeli, dimostrandosi solo sempre più forte strutturalmente ed economicamente. Ciò, di fatto, ha costruito uno Stato nello Stato, determinando da un lato la fuga dei cittadini dallo Stato democratico, dall’altro un intollerabile potere delle gerarchie ecclesiastiche.
I rappresentanti della Chiesa cattolica hanno da sempre monopolizzato, come tutte le religioni, il tempo degli uomini piegando a sé il calendario. E il cittadino ignaro ne segue le feste ed i riti, quand’anche più per abitudine che per convinzione, non conoscendone e non capendone le origini (che furono agro-pastorali) e le motivazioni (il mantenimento dell’ordine sociale).
Senza andare lontano, vi sono stati nel recente passato alcuni episodi che hanno ribadito le radici e l’esegesi vere del Cattolicesimo, lasciando interdetti i cittadini non abituati ad entrare nel merito dottrinale della religione.
Tutti i fatti accaduti a Sorrento e puntualmente denunciati su questo giornale, hanno portato alla ribalta dei cittadini i limiti a cui è giunto sia il modus operandi della Curia di Sorrento e sia il Cristianesimo al di là delle sue madonne piangenti e dei suoi monaci taumaturghi.
Una Curia ingessata dai suoi “dogmi”, chiusa a difendere valori iniqui non riuscendo più a dialogare teologicamente con le sue «pecorelle» e s’immerge in un pressapochismo ottuso. Una Chiesa che con iattanza si autocelebra e celebra pomposamente il suo “status”, si rimira compiaciuta in uno specchio che riflette un’immagine di potere assoluto che non può più esistere.
Il loro è un sistema cattolico medioevale e assolutistico che conferisce il monopolio del potere, del sapere e della verità a pochi eletti, a coloro che fanno parte del loro “circolo”.
Al punto tale che questo sistema dittatoriale è un organismo che può imporre vescovi non desiderati alla comunità ecclesiale, come ad esempio il nostro “buon pastore” e del suo essere rigido, dogmatico, impermeabile, il suo essere atono verso ciò che non può dominare.
Il solo guardare nostalgicamente indietro lo condanna all’incomprensione.
Chi di converso esprime un pensiero libero e reale, quello laico, non dispone della certezza di una parola rivelata.
È questo il modello di chi vive non cercando una verità che già c’è, depositata o nascosta da qualche parte, ma viaggiando tra mille e mille verità, cosciente che il pensare ha davanti a sé una pagina bianca.
E dunque il pensare è assumersi il rischio di conquistare quella pagina bianca e scriverci, sotto la propria responsabilità. Assumersi la propria responsabilità vuol dire essere liberi.
Dunque, pensare vuol dire essere liberi. Ed è la libertà e l’assunzione di responsabilità che fa paura alla Curia di Sorrento; la libertà è il grande e mortale nemico del Cattolicesimo, la responsabilità individuale ed il suo superamento.
La libertà e la responsabilità di dire le cose attendibili e evidenti, anche se a volte dette a muso duro.
Eppure la dialettica è indispensabile per costruire un confronto basato sulla comprensione e l’accettazione di altri modi di essere e di pensare.
In conclusione, la scelta decretata dal Vescovo di Sorrento e dal Rappresentante dell’Ufficio delle Confraternite, in merito alle ormai note vicende della Venerabile Arciconfraternita del Gonfalone dei Santi Prisco e Agnello e della Confraternita dei Giuseppini, rispecchiano quanto innanzi detto e cioè la prevaricazione di un potere dominante anche contro quanto dettato dal Codice del Diritto Canonico.
Il Confratello
Rosario Salerno