L’ANGOLO DEGLI ERETICI – IL BEL PAVONE E LA VIPERA “ROSSA” DI RABBIA

L’ANGOLO DEGLI ERETICI – IL BEL PAVONE E LA VIPERA “ROSSA” DI RABBIA

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In una ridente cittadina circondata da lussureggianti colline che degradavano verso il mare si aggirava sibilando e sputando il suo veleno una vipera “rossa” di rabbia. Al che, gli abitanti preoccupati si rivolsero alle Autorità competenti che vollero sapere il motivo del suo livore. In effetti, lei non sopportava la vista di un pavone che, a onor del vero, razzolava tranquillo nel suo cortile essendosi ritirato a vita privata. Il giudice s’avvide che il motivo era la gelosia e iniziò a parlare alla vipera delle caratteristiche del pavone che costituisce un caso interessante perché sembra associato alla fenice cioè all’immortalità: nessi tra il pavone e la fenice possono già trovarsi nell’arte greco‑romana. In base alla credenza secondo la quale il pavone perde ogni anno in autunno le penne che rinascono in primavera, l’animale può essere anche simbolo della rinascita spirituale e quindi della resurrezione. La presenza insistente del pavone nell’arte cimiteriale mostra che esso era divenuto, soprattutto dal secolo V, un simbolo di risurrezione e di vita, quindi anche di Cristo e dell’uomo redento. Ancora oggi esso è spesso rappresentato soprattutto nelle chiese ortodosse e armene. Plinio (Storia naturale 10,22) ricorda che ad ogni inverno esso perde le sue meravigliose piume per poi ritrovarle ad ogni primavera. E anche Agostino (La Città di Dio 21,4), in un discorso cerca di mostrare la plausibilità della vita anche al di là della morte grazie al pavone. Presso molti Padri della Chiesa la sua coda dai molti occhi e dai molti colori simboleggia la ricchezza delle possibili interpretazioni della Scrittura. Il pavone simboleggia la longevità, l’amore, ma anche la primavera e la rinascita; infine, secondo un’interpretazione più tarda che trova eco anche nel «Bestiario d’amore» di Richard de Fournival, il pavone simboleggia la virtù della previdenza.

Tu, invece, rimarcò il giudice, divori ciò che sta sulla tua strada, dividi le persone (dal greco διάβολος, dia-bolos, che significa originariamente “calunniatore”, “accusatore”, ed è divenuto perciò l’equivalente dell’ebraico sātān “avversario”). In Genesi tu sei è rappresentata solo come creatura infida e ingannatrice, che subdolamente consiglia ciò che Dio ha direttamente proibito. Anche nei Vangeli non hai migliore sorte, non si possono dimenticare appellativi quali «serpenti» e «razza di vipere» rivolti da Giovanni Battista agli ipocriti «Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente?”» (Mt 3,7) e da Gesù «Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?» (Mt 23,33). L’identificazione di te con Satana è implicita nell’Apocalisse di Giovanni. Guarda cara vipera, proseguì il giudice, non è una fissa della Chiesa, anche in numerose opere letterarie non fai una bella figura, sei presente come tentatore. Ad esempio, il serpente del Piccolo Principe, o Kaa del Libro della Giungla. Nell’Inferno dantesco (Inferno – Canto XXIV), nella settima delle Malebolge, sono condannati i ladri i quali vengono morsi da serpenti che li stritolano con le loro forti spire. Nella saga di Harry Potter la figura del serpente è presente come simbolo del male, associato principalmente a Lord Voldemort e ai suoi servitori (fra cui il serpente Nagini). Come vedi sei tu che ti sei costruita un nemico inesistente: tutti riconoscono il pavone per la sua bellezza senza pari, la sua spettacolare ruota coloratissima e il suo aristocratico portamento. Ma, attenta, si racconta che vada alla ricerca di cibi avvelenati ed è per questo che anticamente i ricchi lo allevassero nei loro palazzi per scongiurare complotti omicidi. I pavoni sono onnivori e riescono anche a mangiare serpenti, tra cui i giovani cobra, non credo che ti convenga continuare a sfidare il pavone…

Aniello Clemente (teologo, giornalista, scrittore)

Aniello Clemente

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