L’ANGOLO DEGLI ERETICI – IUSTITIAM QUAERIMUS, REM OMNI AURO CARIOREM
«Ricerchiamo la giustizia, cosa più preziosa di ogni ricchezza» (Cicerone). Non è mia abitudine intervenire in difesa di chi sa difendersi ben più di quello che poteri fare io, ma è da un po’ che un mio amico, il giornalista Gaetano Milone, sta scrivendo in merito ad alcune presunte offese nei suoi riguardi e del giornale “Lo strillo della Penisola”. Non entro nel merito ma piccole e importanti precisazioni posso e devo farle. Vedete, uno dei passaggi fondamentali per capire come diventare giornalista professionista è avere un elenco di cose da studiare; ad esempio, per l’aspetto giuridico è bene approfondire la legge numero 69 del 1963, la legge numero 47 dell’8 febbraio sulle disposizione per la stampa, la legge numero 28 del 2000 sulle disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e i referendum, il decreto 196 del 2003 sulla privacy e il decreto 188 del 2021 riguardante alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo durante i procedimenti di natura penale. É bene approfondire anche il testo unico dei doveri del giornalista e il contratto nazionale del lavoro giornalistico. Come se non bastasse, e lo so che posso sembrare “Cicero pro domo sua” ho dovuto superare dei Corsi di aggiornamento dai titoli emblematici: “Deontologia giornalistica in ambiti specifici del diritto di cronaca” – “Genesi e principi generali della deontologia giornalistica” – “Principi deontologici e loro declinazioni pratiche”.
Ora, io sono l’ultimo arrivato nel mondo del giornalismo campano immaginate che somma di esperienza e valore può avere un decano come Gaetano Milone. Quando il velo cadrà sarà interessante vedere i volti nascosti perché conoscerli potrà essere di valido aiuto per considerare quale sia il principio che ne ha determina l’agire. Oggi si denuncia da più parti il declino dell’uomo, è evidente, al contempo, che coincida e venga a pesare, su questo declino, una profonda crisi d’identità. Le opere e azioni inumane e disumane non sono altro che un’evidente attestazione di questa profonda crisi, che è appunto etica. Chi o coloro che stanno tramando contro di lui hanno dimenticato che gli anziani costituiscono un’importante scuola di vita, capace di trasmettere valori e tradizioni e di favorire la crescita dei più giovani, i quali imparano così a ricercare non soltanto il proprio bene, ma anche quello altrui. Lo formulava Erasmo da Rotterdam: «homines non nascuntur sed finguntur (uomini non si nasce, ma si diventa», attraverso l’educazione e la formazione. Si educa con ciò che si dice, più ancora con ciò che si fa, e ancor di più con ciò che si è. Vedete non importa ciò che si fa nella vita, ma come lo si fa. Anche il giornalista ha come mission l’educare, che è impegno primario di ogni uomo. Si può abdicare a tutto ma non ad educare, o almeno a tentarci. La virtù più necessaria per educare è la speranza, educare è investire sul futuro e senza speranza non s’investe, educare è seminare senza la pretesa di essere i protagonisti del raccolto. Gaetano, per quanto mi compete, ha sempre dimostrato che la vera partita si gioca sul campo dell’educare ai valori, rispettando i valori che sono negli altri senza imporre i propri, avendo ben chiari i limiti insiti in ogni conoscenza. La dimensione del custodire e dell’educare è una dimensione umana, riguarda tutti: siamo tutti “custodi di nostro fratello” (cf. Gen 4,9). Questo mio modesto articolo è motivato dal fatto che in ogni aspetto del sapere si ribadisce con forza l’urgente esigenza di eticità; è evidente che porre una “questione morale” e cercare di risolverla significa ben più che fare proclami di nessun valore, ma serve qualcosa di più per la ricostruzione dell’essere dell’uomo, pena il travolgimento nelle trappole mortali che egli stesso si va costruendo.
Ma tutto questo sarebbe inutile se non suffragato da dati di fatto, come si addice a un vero giornalista. Orbene, mentre mi sta consegnando il tesserino il vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti, Mimmo Falco, mi dice: «Professore dobbiamo fare una foto con Gaetano», l’amicizia che li lega è così forte che ogniqualvolta siamo nei pressi dell’Ordine è d’obbligo incontrarci per due chiacchiere un buon caffè. Ed io sono onorato di far parte di questo trio!
Aniello Clemente (teologo, giornalista, scrittore)