Domani non è un altro giorno: un romanzo sull’adolescenza con sguardo ironico

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Trovo, nella mia duplice veste di appassionato di libri e di medico esperto di adolescenti, l’esordio letterario di Marco Innaccone alias Scarlet Lovejoy, “Domani non è un altro giorno”, estremamente interessante e denso di spunti che ne meritano la lettura e la discussione, oltre che gradevolissimo da leggere ed esilarante nelle trovate e soluzioni.

Un romanzo “irriverente” è stato definito: ma di irriverente c’è soprattutto la sfrontata sperimentazione di una totale- e felice- mescolanza di generi più disparati: psicologico per il caotico flusso di pensiero della protagonista tra realtà e fantasticherie, umoristico per le situazioni assolutamente spassose che crea l’azione concepita dall’autore in un turbinoso susseguirsi di imprevedibili colpi di scena, fantasy per la presentazione come possibili di situazioni del tutto surreali, di formazione per lo studio di una cerchia di adolescenti alle prese con la fatica di crescere, rosa per il tema romantico della storia amorosa dell’alunna col suo professore, sociale per la denuncia senza veli dell’ipocrisia, il cinismo e la perdita di ogni remora morale della nostra epoca. E’, oltretutto un romanzo colto e pieno di riferimenti e rimandi che spaziano dal cinema alla letteratura, dalla musica alla televisione, dalla storia all’attualità. Un calderone, dove lo scrittore mescola abilmente cultura e gossip, passato e presente, divertimento e riflessione.

Una favola, lo definirei, una favola moderna che strappa risate incontenibili grazie all’inventiva sorprendente e l’ironia sferzante, ma illumina anche con genialità umori e sentire della nostra società in crisi.

Mi fa venire in mente la frase della grande scrittrice zimbabwese Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura 2007: “Non c’è dubbio: la narrativa fa un lavoro migliore della verità”.

E infatti Marco afferma: “Mi piace guardare alla narrativa d’invenzione come a un mezzo con cui si fa intrattenimento e insieme si comunicano dei messaggi. Perciò, anche se i miei personaggi possono apparire bizzarri e sopra le righe, vale per Asia e per le sue amiche (e nemiche) ciò che Stanley Kubrick disse a Jack Nicholson ai tempi di Shining: «Non voglio che tu sia reale, voglio che tu sia interessante»”.

Ambientato nel 2019, dunque nell’ultimo anno pre-Covid-19, il romanzo esplora, attraverso gli occhi della protagonista diciassettenne, Asia, il microcosmo dell’adolescenza di oggi, tra i loro riti e miti, raccontati con la lente di un tono farsesco che non nasconde il dolore di allucinanti vuoti esistenziali. Alle soglie dell’esame di maturità, la ragazza racconta in prima persona le sue ansie di adolescente, le paure, i sogni, le insicurezze, le diversità, le avventure e disavventure con Mary, l’amica del cuore, con Elisa, la zia istrionica e libertina, con la nonna, anziana e modernissima, con le compagne di scuola, tra cui la nemica acerrima Vittoria, l’innamoramento per il bellissimo professore di matematica, un po’ Clark Gable un po’ Joaquin Cortés, la guerra senza esclusioni di colpi con la professoressa di italiano, sua rivale in amore, e una miriade di vivacissimi personaggi minori.

Un romanzo che è un affresco carico di storie incredibili, sfide, passioni, emozioni e problematiche raccontate dal punto di vista dei giovani di oggi immersi in una realtà non semplice e poco attrezzati per comprenderla.

Una generazione “sconvolta”, come si definisce spesso la protagonista, prigioniera, in mancanza di veri e solidi punti di riferimento, del culto del nulla, secondo il mantra proposto e imposto dal circuito dei media, “ricchezza-bellezza-successo”, tanto più da agognare se guadagnati senza fatica, lavoro e sacrificio.

Asia è bella ma si sente goffa, impacciata, imbranata e combina pasticci, come tutti gli adolescenti: spesso sgraziati e poco coordinati per il ritardo dello schema mentale ad adattarsi e gestire l’immagine di quel corpo che cambia troppo in fretta.

E, come tanti coetanei, appare triste, scontrosa, apatica e in preda a repentini cambi di umore, tra eccitamento e desolazione: emozioni tipiche di un periodo, l’adolescenza, di profonde trasformazioni e tempeste, che spezzano l’equilibrio trovato durante l’infanzia, alla ricerca di nuovi spazi ed equilibri: un nuovo corpo, una nuova identità, un nuovo modo di porsi rispetto al mondo e agli altri.

Asia è anche una grande sognatrice, vive in un mondo dove fantasia e realtà si incrociano continuamente perché l’immaginazione funge da anestetico per un quotidiano ingrato. Sogni, fantasticherie, ingenuità ed esagerazioni dipendono essenzialmente dalla sua sensazione di scarsa realizzazione, frustrazione nel raggiungimento degli obiettivi, svalorizzazione personale e inadeguatezza alla realtà, che dunque “salta” rifugiandosi nella fantasia. I suoi esagerati sogni di grandezza palesano una personalità fragile, che tiene più all’aspetto esteriore del successo, come antidoto alla sua insicurezza, che alla reale affermazione dei propri talenti e capacità, mentre la continua altalena di umori, il pessimismo, il confronto distruttivo con gli altri, il dolore di sentirsi non riconosciuta, perdente ed esclusa, permeano le sue vicende di ansia e depressione. Asia si sente continuamente isolata, ostracizzata, stigmatizzata dalla società che la vede diversa e vuole “espellerla”. Ma il messaggio è che il riscatto può arrivare dall’impegno su se stessa verso il cambiamento e il rinnovamento: alla fine, vince, allorquando si rende conto che potrà essere chi vuole solo se si impegna a diventarlo, attivandosi a prendere lezioni di matematica e a studiare sodo per superare l’esame, a imparare a crearsi gli abiti che sogna iscrivendosi alla scuola di taglio e cucito, a coltivare le amicizie con lealtà, a non dipendere troppo dall’uomo dei suoi sogni.

Il sentimento dominante di Asia è la paura. Che poi è l’emozione più diffusa tra gli adolescenti. Paura sia di non valere, non riuscire, non essere all’altezza, non essere accettata e amata, sia degli altri, che la giudichino, ostacolino, annientino. Paura che è emozione condivisa anche dalle sue coetanee del romanzo, e che porta tutte loro ad agire comportamenti sconsiderati e distruttivi come reazione al senso di fallimento personale e sociale.

Alla paura di vivere la nostra eroina risponde col pensiero magico: “La verità è che sono una disadattata e non sono predisposta alla vita, ma al sogno”, ammette. Un compito della crescita è  imparare a discriminare le situazioni immaginate da quelle reali. Cosa più difficile quando ci sono in ballo emozioni forti, con l’intensità con cui può viverle una giovane ragazza. La fantasia sbrigliata è un meccanismo di resilienza per Asia nei confronti delle situazioni stressanti, ma il suo uso eccessivo può comprometterne il sano funzionamento sociale.

Anche il rapporto con i genitori aumenta la sua vulnerabilità: amorevoli ma incapaci di comprenderla e latitanti nel sintonizzarsi emotivamente con lei e contenerne l’ansia, ne colgono solo gli aspetti stravaganti e strampalati (“è pazza”, “è da esorcizzare”) che in realtà sono il suo modo di reagire al disagio di crescere, e delegano ad altre figure (la zia, la nonna) la sua educazione affettiva. Manca completamente nella sua relazione con i genitori un dialogo aperto e franco, fatto di ascolto empatico e non giudicante. Come molti adolescenti, Asia percepisce di averli delusi non essendo quello che loro desideravano e ne soffre, accentuando il distacco e la chiusura. Ma il pensiero di come reagiranno fa capolino in ogni sua immaginazione, testimoniandone il legame e la presenza. La loro crisi generazionale è quella di tutte le adolescenze e se i legami affettivi di fondo sono saldi la famiglia resisterà unita.

Un altro tema importante è il cinismo: Asia e le altre ragionano e si muovono sempre ed esclusivamente nella ricerca del proprio benessere, a tal punto incuranti dei sentimenti degli altri, compresi genitori e “amiche del cuore”, da far intendere che non esista nel loro cuore spazio per principi morali, nemmeno da tradire: non sono stati mai innestati. I personaggi del romanzo di Marco non si fidano di niente e di nessuno, agiscono sempre mossi da un secondo fine che attiene al proprio tornaconto, esprimono una visione della vita disillusa e affrontano sentimenti ed emozioni con superficialità e ipocrisia. Concentrati solo su se stessi, drammatizzano il loro pur minimo disagio come insopportabile trascurando del tutto quelle che possano essere le sofferenze altrui, essendo gli altri solo strumenti per i propri scopi, da usare, manipolare, ingannare a proprio uso e consumo. Costantemente pronte a giudicare severamente gli altri, Asia e le altre sono invece sempre massimamente indulgenti nel perdonare, e assecondare, ogni propria debolezza o agito trasgressivo. Colpisce nella sua tragica verità, pur addolcita dal tono comico, l’atteggiamento di indifferenza e disprezzo, implicito nelle ragazze del romanzo, verso qualunque regola di onestà e lealtà, valore etico, ideale superiore al proprio cieco individualismo, scrupolo di coscienza o convenzione sociale. Freddezza e superficialità dei personaggi non lasciano spazio a legami e relazioni fondate sulla stabilità e l’autenticità. Tra una battuta e una scenetta, l’autore fotografa il dramma di una società priva di altruismo, dove empatia e sensi di colpa sono svaniti lasciando il posto solo a un pervicace egoismo. Come Freud indicò nella lettera ad Einstein del 1932, l’antidoto all’individualismo sfrenato, che divide, è costruire legami, avviare percorsi di vicinanza e reciproca conoscenza e riconoscimento. Proprio quello che le ragazze del libro arrivano a fare nell’ultima parte del racconto.

L’autore fotografa con perizia anche un altro aspetto giovanile: il volontario disimpegno di molti giovani. “Pil, azioni, investimenti, tutte cose che mi hanno sempre messo molta angoscia e tristezza”, sostiene Asia. Spesso il disinteresse dei teenagers verso questioni economiche, politiche, sociali riflette l’iperprotezione dei genitori che, anche quando ormai in grado di comprendere, preferiscono tenerli sempre al di fuori dei problemi reali non fornendogli sufficienti strumenti per interpretare il contesto sociale ed economico del Paese e anzi trasmettendogli un senso di disillusione e amarezza nei confronti della politica e dello Stato. Asia e le sue amiche non riescono a superare, come tanti coetanei e non solo, una cultura individualistica che rifiuta di guardare oltre il perimetro del proprio cortile.

Molto interessante è lo spaccato del libro sulle sottoculture giovanili. Il fenomeno si è sviluppato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, portando i gruppi di adolescenti in tutto il mondo a caratterizzarsi attraverso un proprio stile distintivo e innovativo, diverso da quello imposto dalla società di massa, utilizzando simboli, linguaggi, vestiti, musica, ideali, atteggiamenti e modi di pensare non convenzionali per la cultura dominante. Asia appartiene al genere dark e gothic: un animo votato all’individualismo, al negativismo e alla fuga dalla realtà, abiti e scarpe rigorosamente di colore nero, come il trucco e i lunghi capelli, stile eccentrico, atteggiamento teatrale e drammatizzato. Questa sotto-cultura, risalente ai primi anni ’80, è ancora molto seguita soprattutto da adolescenti con tendenze alla depressione e all’isolamento. Invece Vittoria, l’altra adolescente al centro del racconto, è una esponente delle “fashion victim”, le giovanissime ossessionate dalle tendenze dettate dal mondo della moda e delle influencer dei social network, costantemente bisognose di apparire ed esibirsi. Simbolo di una società che venera l’immagine a dispetto dei valori interiori, questa categoria di adolescenti manifesta con il suo comportamento bassa autostima, bisogno di sentirsi valorizzati, insicurezza mascherata da omologazione pedissequa, e adotta atteggiamenti di superiorità e discriminazione verso coloro che non seguono la moda del momento, fino al bullismo, come fa Vittoria con Asia. Anche Vittoria, come Asia, compie un suo percorso di evoluzione nel corso della narrazione, che coincide con una sua maturazione spirituale.

Un altro tema è quello dell’amore di una adolescente per un uomo maturo, come Asia per il suo bel prof. Relazioni tra un uomo e una ragazza che potrebbe essergli figlia si stanno sempre più affermando con l’aumento delle separazioni e dei divorzi che ha reso di nuovo single molti uomini over 40-50 anni e oltre, e trovano ragioni di stabilità nell’equilibrio tra cultura, esperienza e stato sociale dell’uomo e freschezza, spontaneità ed energia vitale della compagna. Asia crede profondamente nell’amore romantico che salva ma, come tutti i giovanissimi, lo vive soprattutto come sogno, realizzazione, conquista e godimento, poco disposta a considerarne aspetti come sacrificio, attesa, rinuncia, impegno. Asia combatte con tutte le forze per difendere questo suo sentimento così totalizzante, avrà poi il tempo di crescere per mettere nel bagaglio dell’esperienza la forza di queste prime emozioni. E anche di maturare una maggiore indipendenza dal legame, visto che appare ancora vittima del mito della principessa indifesa e inerme che viene salvata dall’eroe coraggioso: uno stereotipo alla base di molte relazioni malsane e cocenti disillusioni.

Il fascino enorme di Asia non è solo nel saper incarnare alla perfezione tutti i crismi dell’adolescente moderna: è il suo essere assurda a renderla indimenticabile e farne un’eroina irresistibile, comprese tutte le sue imperfezioni ed esagerazioni. Un modello che insegna ad essere liberi.

Infine, c’è Napoli. Non solo sfondo, ma altra protagonista. La storia non sarebbe la stessa senza Napoli, con la sua magia e il fascino delle sue contraddizioni.

Da un libro così coinvolgente ora mi aspetto un film o una fiction o almeno una serie web.

E me lo aspetto soprattutto perché l’autore, alla sua prima esperienza letteraria, nome di battesimo, Marco Iannaccone, pseudonimo, Scarlet Lovejoy, non è uno qualunque. E’ un creativo geniale. Un artista unico, completo, stravagante, esagerato, esattamente come la sua Asia. Lo hanno paragonato ad Andy Warhol: proprio come il grande artista statunitense, figura predominante del movimento della Pop Art, Marco è fotografo, performer, pittore, regista, attore, sceneggiatore e montatore. Ciò che rende insolito il talento di fotografo di Marco è la capacità del suo “Io sensibile” di catturare attraverso l’obiettivo l’ulteriorità dell’immagine, proiettando l’oggetto del ritratto di un intenso e profondo percorso emotivo che lo riempie di valenze sociali e psicologiche, trasformandolo in immagine destabilizzanti e parossistica. Marco è uno studioso d’arte, un uomo di grande cultura e conoscenza. Ma dentro di lui vive Scarlet, la dea del travestimento, la regina della fantasia, l’icona dell’ironia trash, la danzatrice dell’eccesso. Scarlet Lovejoy ispira l’opera di Marco Iannaccone, che ci mette la tecnica perfetta appresa in anni di continuo studio e perfezionamento, permeandola di fantasia, originalità, provocazione, sarcasmo, ribellione e denuncia sociale dell’ipocrisia corrente che addormenta e uccide le coscienze. Le mostre di Marco/Scarlet sono eventi complessi e indimenticabili, acclamati da pubblico e critica, ognuna imperniata su una tematica di grande rilevanza sociale, e colgono perfettamente le lacerazioni dei tempi correnti, proprio come fece Andy Warhol negli anni ’80.

Carlo Alfaro

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Carlo Alfaro

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