VICO EQUENSE: DA AROLA A META,”I SEGNI DELL’ACQUA NEI LUOGHI DELLA MEMORIA”

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Le Vie dell’acqua, tra Arola e Meta di Sorrento: il torrente di Sant’Antonino.

Riportato alla luce il greto di roccia calcarea del torrente che alimentava il mulino medievale di via Grottelle.

Parole e Musica sull’acqua: un Reading ed un concerto per arpa, violino e violoncello sul tema dell’acqua celebreranno il ripristino dell’antico torrente e del suggestivo sentiero di via Grottelle, che dal casale di Arola conduce a Meta di Sorrento, domenica 28 agosto 2016 a partire dalle ore 19:00.

L’associazione culturale Parola all’Eremo con la manifestazione “Le Vie dell’Acqua: antichi percorsi di acqua e di pietra” si è fatta promotrice di un percorso di ricerca dei segni dell’acqua nei luoghi e nella memoria della gente e di divulgazione e tutela delle antiche vie dell’acqua che dalla collina arolese, notoriamente ricchissima di sorgenti spontanee, pozzi e cisterne, conducevano ai comuni di Meta e Piano di Sorrento. Tra le vie dell’acqua, gli antichi sentieri di via Grottelle e di via Lavinola (entrambi dotati di antichi mulini ad acqua) che, costeggiando ripidi costoni rocciosi, confluiscono in località “trarivi” a monte del Ponte Orazio sul Vallone di Lavinola nel territorio di Meta di Sorrento.

In particolare, il sentiero di via Grottelle, anche noto come sentiero di S. Antonino Abate, è stato, in primis, oggetto di interesse dell’associazione culturale vicana che si sta prodigando in un’opera di tutela e valorizzazione con due iniziative che simbolicamente riguardano i due versanti metese e arolese del sentiero stesso. Infatti, con la manifestazione dal titolo “Tracce del sacro e dell’umano” è in progress un progetto di restauro della settecentesca edicola maiolicata (recentemente deturpata da vandali) posta in località Casa Astarita, in Meta di Sorrento, proprio nella parte del terminale del suddetto sentiero, restauro che sarà presentato alla comunità il 16 settembre 2016. Il versante arolese del sentiero di via Grottelle è, invece, oggetto del succitato evento “Le vie dell’Acqua” che presenterà alla comunità il ripristino di un antichissimo torrente scavato nella roccia calcarea contigua ad un mulino ad acqua la cui struttura, per alcuni elementi architettonici peculiari (coppia di archi a sesto acuto) è ritenuta tardo-medievale. Si tratta di un’imponente manufatto in pietra calcarea a struttura tronco conica, che mostra una coppia di archi a sesto acuto interni e due semiarchi esterni in pietra, che accoglievano la ruota ed il torrente che la alimentava; quest’ultimo sovrasta ed attraversa un monolite calcareo che si continua lateralmente nei ripidi terrazzamenti in pietrame a secco, che, in questa zona particolarmente ripida, si susseguono come in un vasto e panoramico anfiteatro naturale incrociando il sentiero che si snoda tra maestosi ulivi e carrubi secolari che fanno da cornice allo spettacolare panorama che include Meta, Piano e tutta la penisola sorrentina. La natura rocciosa di questo tratto di costa, ed il secolare lavoro delle acque in esso confluenti, ha plasmato la roccia creando un suggestivo percorso fatto di anse e piccole cascate che hanno scolpito la pietra calcarea, segni particolarmente evidente nell’area del greto contigua al mulino, che è stata recentemente oggetto di scavo ed è riemersa alla luce dopo l’asportazione dei rovi, del fango e dei detriti che la ricoprivano completamente. Le acque, infatti, provenendo dalle numerose sorgenti della falda superficiale arolese, convogliavano nel declivio a monte del mulino dando origine ad un cospicuo torrente che dovette ispirare i costruttori dello stesso mulino. Un’ulteriore segno di questa antica via dell’acqua si trova proprio all’inizio di via Grottelle, sul versante arolese, poche centinaia di metri prima del mulino, dove vi è ancora uno dei grossi pozzi-cisterna che la tradizione orale riferisce essere stato sede di approvvigionamento idrico, per usi domestici ed agricoli, da parte di tantissima parte della popolazione residente nei primi decenni del secolo scorso; e questo è solo uno dei numerosi pozzi che si rilevano nel casale arolese, noto sin dall’antichità per la particolare abbondanza in sorgenti spontanee, caratteristica che lo contraddistingueva rispetto ai casali contigui, e che è ben stigmatizzata nella leggenda della benedizione speciale del Santo Antonino Abate dissetato da una vecchietta arolese nel suo transito dall’eremitaggio sul monte Faito al Monastero benedettino di Sorrento. Al passaggio del Santo Antonino Abate proprio in via Grottelle (come riportato da G. Adinolfi e De Angelis nei loro testi) è legata un’altra narrazione della tradizione popolare che vede il Santo e la capretta che lo accompagnava scherniti da operai di una delle calcare locali che tentarono di eliminare la capra spingendola in una calcara dalla quale, tuttavia, al richiamo del Santo “Martì, Martina” riemerse correndogli incontro e riprendendo serenamente la discesa a valle tra lo stupore degli sciocchi burloni.

In questo territorio il rapporto tra roccia ed acqua è particolarissimo ed anche la parete rocciosa chiara che accoglie le numerose grotte (da cui il nome via Grottelle) è segnata da copiosi rivoli di acqua sorgiva che sgorga trascinando residui minerali che hanno disegnato nel tempo striature verticali (molto evidenti sulla parete sud dei Camaldoli) che nelle ore del tramonto assumono una colorazione rosea intensa da cui il toponimo “e’ ven’ rosse” con il quale è conosciuta la zona e che, secondo la ancora viva tradizione orale, fu attribuito in tempi antichi da contadini autoctoni. In questo sentiero il suolo ricco di pietre, e quindi ben drenato, ha costituito l’habitat ideale per due esemplari ultrasecolari di carrubo (Ceratonia Siliqua, albero proveniente dalla Siria e dal bacino del mediterraneo che può vivere fino a 400-500 anni, protetta in alcune regioni del sud Italia), di cui uno, posto non molto distante dall’antico mulino proseguendo verso valle, segna il confine geografico tra i Comuni di Vico e quello di Meta di Sorrento. Storie d’acqua e di uomini, infatti, proprio le popolazioni di queste due comunità si incontravano frequentemente un tempo in questo sentiero, unica via di comunicazione con la penisola prima della costruzione della ottocentesca strada R. Bosco, particolarmente trafficato nei periodi della raccolta delle olive poichè era sede di ben due frantoi (di cui si apprezzano ancora i ruderi), oltre che di una “Gabella” per il pagamento del dazio sui prodotti trasportati da un territorio all’altro.

Storie fatte di parole e musiche sull’acqua, saranno anche quelle proposte dalle voci recitanti dell’associazione culturale Parola all’Eremo, accompagnate dall’arpa della bravissima artista Zena Rotundi, in occasione della conclusione dei lavori di ripristino del sentiero e del torrente, domenica 28 agosto a partire dalle ore 19, quando proprio nei pressi del mulino e del ruscello ripristinato per l’occasione, proporranno la lettura di brani di prosa e poesia sul tema dell’acqua con un percorso di opere ed autori della letteratura italiana e straniera a partire dalla seconda metà del 1800 (si inizierà con brani tratti dal libro Walden, ovvero Vita nei boschi dello scrittore americano Henry David Thoureau), per proseguire con autori del novecento italiani (Ripenso al tuo sorriso, l’Infanzia ed altre poesie di Eugenio Montale, I Fiumi di Giuseppe Ungaretti) fino ai giorni nostri (Il fiume, di Marianna Porzio; Acque, di Alda Merini e testi tratti da Opere sull’acqua, di Erri de Luca). Il reading precederà e seguirà il concerto per violino e violoncello (Maestri Maggiorino Buonocore e Sharon Viola) e l’esecuzione del soprano Colomba Staiano che eseguiranno musiche e opere sul tema dell’acqua (Händel, Bach, Chopin). Giovanni Ponti.

Gaetano Milone

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