CAMPANIA – L’ON. FLORA BENEDUCE (FI) DENUNCIA: “SU PALAZZO PENNE TROPPI INTERROGATIVI INEVASI”, DOVE SONO FINITI I 13 MILIONI DI EURO DI FONDI EUROPEI?

CAMPANIA – L’ON. FLORA BENEDUCE (FI) DENUNCIA: “SU PALAZZO PENNE TROPPI INTERROGATIVI INEVASI”, DOVE SONO FINITI I 13 MILIONI DI EURO DI FONDI EUROPEI?

CAMPANIA – L’ON. FLORA BENEDUCE (FI) DENUNCIA: “SU PALAZZO PENNE TROPPI INTERROGATIVI INEVASI”, DOVE SONO FINITI I 13 MILIONI DI EURO DI FONDI EUROPEI?

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NAPOLI – Regione Campania, l’on. FLORA BENEDUCE (Fi) DENUNCIA: “Su Palazzo Penne troppi interrogativi inevasi”.
“Confidiamo in un intervento concreto del Governatore ed in una presa di coscienza di tutta la giunta campana”.
La deputata regionale Flora Beneduce, esponente di spicco di Forza Italia, pone una serie di interrogativi su un bene collettivo, ovvero palazzo penne, edificio di proprietà della Regione Campania, avrebbe dovuto ricevere interventi di restauro e messa in sicurezza sin dal 2013, ma gli interventi sono ancora in stallo.
Pertanto Flora Beneduce chiede conto del mancato restauro di Palazzo Penne a Napoli, per la cui realizzazione la Regione Campania ha stanziato un finanziamento di tredici milioni e mezzo di euro di fondi POR/Fesr, nell’ambito del settennato 2007-2013.
Perché non sono partiti i lavori e che fine hanno fatto i soldi?”.
1 – “Che fine ha fatto la ristrutturazione di Palazzo Penne?
2 – A chi spetterà portare avanti i lavori finanziati dalla Regione, e mai iniziati, dal momento che l’Arcadis, il soggetto attuatore del progetto, è stato sciolto dalla giunta De Luca?
3 – Dove sono finiti i 13 milioni di euro di fondi europei individuati come risorsa da Palazzo Santa Lucia per restituire ai cittadini uno dei palazzi più belli del quattrocento napoletano?”
Tanto si chiede il consigliere regionale di Forza Italia Flora Beneduce, promotrice già a marzo di due anni fa di un’interrogazione question time al presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca per far luce sul rilancio dello storico edificio di proprietà della Regione Campania .
“Sono passati due anni dalla mia interrogazione nell’aula del Consiglio regionale ma tanti, troppi, interrogativi continuano a restare inevasi. Intanto, Palazzo Penne è divenuto famoso per un’ulteriore emergenza, abitativa e sociale, che si aggiunge al degrado storico ed architettonico che non rende affatto giustizia della sua gloriosa storia. Confidiamo in un intervento concreto del Governatore ed in una presa di coscienza di tutta la giunta campana”, afferma inoltre l’on. Beneduce.

ECCO UNA BREVE CRONISTORIA DELLE VICISSITUDINI DI PALAZZO PENNE. (NDR)
Lo storico edificio del 1406 in cui Pier Paolo Pasolini girò il suo «Decameron» di proprietà della Regione Campania.
Palazzo Penne tra leggenda e degrado, il segretario del Re che ne sapeva più del diavolo
Palazzo Penne è uno degli edifici più antichi e celebri di Napoli. Situato nel centro storico della città, nei pressi di Largo Banchi Nuovi, fu edificato nel lontano 1406.
A farlo costruire, secondo la leggenda, fu Antonio Penne, da cui poi il nome, nonché il segretario del re Ladislado di Durazzo.
Penne si era perdutamente invaghito di una donna, la quale, avendo già numerosi pretendenti, gli chiese di costruirle un palazzo in una sola notte, con la promessa di dargli in cambio la sua mano.
L’impresa, a dir poco impossibile, di costruire un palazzo in una sola notte, angosciò il povero Penne che ossessionato dall’idea di non farcela, decise di chiedere aiuto al diavolo.
Penne, pur di ottenere l’amore della donna, stipulò un patto con il diavolo: avrebbe ottenuto il palazzo in cambio della sua anima.
Ma il segretario, astuto com’era, di nascosto dal diavolo applicò una clausola al contratto scritto.
Tale clausola prevedeva che Penne avrebbe ceduto la sua anima solo se il demonio avesse contato tutti i chicchi di grano che egli avrebbe cosparso nel cortile del palazzo da costruire.
In caso di errore, il diavolo avrebbe perso tutti i diritti sul patto stipulato.
A palazzo costruito, fu il momento della prova. Penne sparse nel cortile del grano, ma anche della pece: i chicchi di grano si attaccarono alle mani del demonio e questi non riuscì a contarli tutti. Il diavolo perse e fu a questo punto obbligato a rinunciare all’anima di Penne.
Poi improvvisamente un boato. Sotto i piedi del diavolo si aprì una grossa voragine, e lui, per l’umiliazione subita, si gettò giù per il buco sparendo per sempre.
Quel buco oggi è un antico pozzo, situato proprio all’interno del Palazzo Penne. La leggenda narra che si tratti della porta degli inferi, lì dove il demonio sprofondò e scomparve.
Di tanto in tanto, ancora oggi, il secchio del pozzo oscilla senza alcuna spiegazione.
E se qualcuno stesse tornando da dove è venuto?
Superstizione, invenzione o fantasia, per noi Palazzo Penne resta e resterà per sempre il Palazzo del diavolo.
Da allora sono trascorsi circa 600 anni.
Ad oggi, se ci si reca presso Largo Banchi Nuovi, è possibile ammirare il portale d’ingresso, posto sulla facciata principale del palazzo.
Esso rappresenta un arco depresso, tipico del periodo durazzesco e molto diffuso in tutta la città.
In entrambi gli angoli superiori sono posti gli stemmi della famiglia Penne, mentre al centro sono scolpiti a rilievo alcune figure in stile tardogotico.
Sulla facciata, incisa in latino una frase di Marziale che recita: “Qui ducis vultus nec aspicis ista libenter omnibus invideas in-vide nemo tibi”, che tradotto starebbe per: “Tu che giri la testa, o invidioso, e non guardi volentieri questo (palazzo), possa di tutti essere invidioso, nessuno (lo è) di te.”
Insomma, se proprio vi doveste trovare a passare di lì, guardate il palazzo ben volentieri, senza fare troppe storie. Se sarete magnanimi con lui, lui a sua volta sarà buono con voi e non vi lancerà nessuna maledizione.
Peccato però che la maledizione del degrado abbia colpito proprio lui, Palazzo Penne. Un tempo ricordato per la sua bellezza ed oggi ricordato per la sua incuria.
L’edificio, oggi proprietà della Regione Campania, avrebbe dovuto ricevere interventi di restauro e messa in sicurezza nel 2013, ma gli interventi sono da diverso tempo in stasi.
Basti pensare che delle centinaia di inquilini che lo abitavano in passato, ne sia restato solo uno.
Il suo nome è Jolanda, nata e vissuta qui da sempre con la sua famiglia.
L’anziana donna, che oggi ha circa 70 anni, chiede disperatamente aiuto alla Regione Campania. Il palazzo si sta letteralmente sbriciolando sotto i suoi occhi.
I giardini, ormai nascosti dalla fitta vegetazione, sono ricoperti dai rifiuti. Travi su travi circondano la struttura, rendendolo un vero cantiere vivente.
Oggi, purtroppo, non rimane quasi nulla dell’antico splendore di Palazzo Penne, uno dei palazzi più antichi e caratteristici della città di Napoli.
Si spera dunque giungano presto i dovuti interventi, interventi che, ci si augura, sappiano restituire vita ad un posto che ha fatto la storia, tra leggenda e realtà.

Redazione

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