Francesco Saverio Torrese: un penalista prestato alla letteratura per indagare i delitti contro le donne

Francesco Saverio Torrese: un penalista prestato alla letteratura per indagare i delitti contro le donne

Francesco Saverio Torrese: un penalista prestato alla letteratura per indagare i delitti contro le donne

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Carlo Alfaro con l’autore, Francesco Saverio Torrese

Ritmo, personaggi, ambientazione: e una scrittura perfettamente consapevole di quanto conti avere voglia di arrivare fino in fondo, più in fretta possibile. L’ottimo lavoro di Francesco Torrese, uno che nel crimine sa come affondare le mani.” Sono parole di lusinghiero apprezzamento per l’ultimo lavoro dello scrittore Francesco Saverio Torrese, il romanzo “È più facile uccidere le donne”, e non provengono da uno qualunque: è la recensione di Maurizio de Giovanni, lo scrittore napoletano geniale e prolifico che con le sue serie del commissario Ricciardi e dell’Ispettore Lojacono e gli altri innumerevoli progetti editoriali è diventato il punto di riferimento imprescindibile per chi a Napoli si occupi di gialli e noir: il suo sentito omaggio equivale per Torrese a una laurea honoris causa in materia. E la merita. Questo suo giallo-thriller dai contorni noir è un libro perfetto nel suo genere, capace di tenere il lettore col fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina, grazie alla trama ingegnosa, all’ottima caratterizzazione dei personaggi, alla raffinata organizzazione dell’intreccio, all’atmosfera avvincente dalla suspense sostenuta che intriga e appassiona nella scoperta della soluzione del mistero, allo stile schietto e scorrevole che rende la lettura piacevole e comprensibile. La vicenda si impernia sugli efferati delitti di un serial killer che nella Napoli dei nostri tempi uccide solo vittime di genere femminile. A condurre le indagini, il commissario Sergio D’Angelo, che, sposato con Mara, torinese, in attesa del loro primo bimbo, dopo anni di servizio alla mobile di Torino, ritorna nella sua Napoli a dirigere la Sezione Omicidi. Un personaggio che, attento a ogni dettaglio che nella sua mente logica possa aiutare a districare enigmi impossibili, ha la personalità sufficientemente carismatica per poter diventare a pieno diritto protagonista, se l’autore vorrà, di una nuova fortunata serie investigativa, oggi di tanto successo. Il libro di Torrese ripropone in chiave giallistica il tema della violenza sulle donne e dei femminicidi. Perché il killer odia le donne al punto di ucciderle? Conosce bene la materia, da principe del foro penale, l’autore. Stalker, violenti, ossessivi, possessivi e gelosi, patologici e perversi, sono gli uomini che fanno del male alle donne, forse spinti dal senso di inferiorità per aver perso, nella società contemporanea, il ruolo egemone sulla donna. I delitti oggetto dell’indagine del libro appaiono inspiegabili e con una assoluta mancanza di movente. Come accade spesso nei profili criminologici dei killer seriali, l’assassino lascia un indizio per ogni omicidio, una sorta di biglietto da visita, come sfida. La storia si dipana attraverso un doppio binario narrativo e una delle ‘soggettive’ è quella dell’assassino che racconta in diretta i crimini che commette. Espediente creativo che Torrese ha già usato con destrezza nella drammaturgia di “Io sono un camorrista”. Anche lì la narrazione mostra due prospettive diverse: il punto di vista del camorrista e del rappresentante delle forze dell’ordine. Via via, “È più facile uccidere le donne” assume i contorni di una sfida mortale tra il bene, incarnato dal commissario, e il male, l’assassino. La città di Napoli fa più che da sfondo, diventa personaggio essa stessa, con le sue contraddizioni tra bellezze naturali e architettoniche e un cuore caotico e malato. La torbida vicenda si fonde col carattere misterioso di Napoli, che permea gli accadimenti con la sua fusione di magico e reale, sacro e occulto, vita e morte che emana ogni sua antica pietra. Torrese si era già cimentato con successo nel giallo con “L’anello del pescatore”(Graus), ma in quel caso si è trattato di un romanzo storico, imperniato sull’ascesa di un nuovo pontefice tra le lotte e le difficoltà, gli intrighi e i segreti della curia, con la particolarità che ha profetizzato, prima della nomina dell’attuale pontefice, il nome di Francesco I.

Francesco Saverio Torrese, penalista di 65 anni, è un intellettuale lucido e poliedrico, di fine cultura e vasti interessi. E’ curatore di rassegne letterarie e cinematografiche, autore e regista di testi teatrali, quali ‘La Condanna’ e ‘Io sono un camorrista’, scrittore eclettico che spazia dalla letteratura per bambini a thriller storici: al suo attivo la pubblicazione di ‘Vademecum della perfetta inimicizia’, ‘Email’, ‘Il burraco per tutti’, ‘L’anello del Pescatore’ e quest’ultimo lavoro, che arriverà  in libreria ad ottobre ma è attualmente disponibile in cartaceo su Amazon e in formato Kindle su diverse piattaforme.

Carlo Alfaro

Carlo Alfaro

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