TORRE ANNUNZIATA: AL LICEO “GIORGIO DE CHIRICO” PRESENTAZIONE DEL LIBRO “GIUSEPPE”

TORRE ANNUNZIATA: AL LICEO “GIORGIO DE CHIRICO” PRESENTAZIONE DEL LIBRO “GIUSEPPE”

TORRE ANNUNZIATA: AL LICEO “GIORGIO DE CHIRICO” PRESENTAZIONE DEL LIBRO “GIUSEPPE”

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Liceo dell’Arte e della Comunicazione “Giorgio de Chirico”
Sabato 12 Maggio 2018 – ore 9:30
Aula Magna – Auditorium
 
Per la rassegna “Incontri con  l’autore”
Presentazione del libro
 
“GIUSEPPE 
per non morire di diversità
di  El Grinta
 
Ne parlano con l’ autore:
            Le allieve e gli allievi del Liceo 
“Giorgio de Chirico”
La prof.ssa Clelia Di Palma  
Il preside Felicio Izzo
 
Intermezzi musicali a cura della
                                         LArS CREW band
 
                           Ri-Tratti Estemporanei a cura degli
                     allievi del corso di Arti Figurative
SCHEDA DEL LIBRO 

Giuseppe
per non morire di diversità

Esiste dolore più grande per un genitore, che sopravvivere al proprio figlio? No. In particolar modo quando un figlio sceglie di togliersi la vita. Come è possibile andare avanti, trovare la forza di rialzarsi e gli stimoli per affrontare un quotidiano ormai privo di senso? Prova a raccontarcelo un padre che ha sperimentato questa sofferenza sulla propria pelle, congiunta a quella di una separazione dalla moglie consumatasi a ridosso della tragedia, dopo 23 anni di matrimonio. L’idea di fissare per l’eternità, in un libro, il ricordo di Giuseppe, un ragazzo tormentato, con enormi dubbi sulla sua identità sessuale, dà a El Grinta, pseudonimo scelto dall’autore, la morfina necessaria a lenire l’angoscia di un’esistenza diventata improvvisamente piena di afflizione. Questo progetto, il desiderio d’innalzare ad imperitura memoria del figlio una meravigliosa Cappella al cimitero, e la fede in Dio, gli indicheranno un percorso di redenzione durissimo, ma possibile.

In tutto ciò che è scritto primeggiano emozioni e sentimenti fortissimi, percependosi l’assoluta sincerità dell’autore, nella sofferenza, nella confusione, nella solitudine e nelle incomprensioni con il resto dei familiari. Ognuno vive a modo proprio il dolore e, purtroppo, anche se questo dovrebbe unire le persone, a volte finisce per allontanarle. La morte, infatti, così come altre questioni di cui tratta il romanzo, è ancora oggi vista come un tabù. Invece, per quanto paradossale possa essere, anch’essa fa parte della vita: quando si viene colpiti da un dolore così grande, si pensa a essere giustificati, ad avercela con tutto il mondo, chiedendosi perché sia capitato proprio a noi, e quanto sia giusto, alla ricerca, in tutti i modi, di una spiegazione razionale a quello che è successo.
La scelta di El Grinta di parlare sinceramente di Giuseppe, nonostante le fortissime rimostranze della moglie e degli altri due figli, è stata una scelta coraggiosa e noi crediamo che ogni iniziativa, per quanto possa sembrare azzardata, è sempre preferibile a una chiusura nel buio e nel silenzio del senso di colpa, del rimorso o del rammarico.

EL Grinta è nato a Venezia il 28 settembre 1958. Appartiene, però, a una famiglia meridionale, essendo cresciuto a Salerno. Qui, nel 1976, ha iniziato l’attività giornalistica per una rivista parrocchiale, conseguendo poi il primo premio per la narrativa ad un concorso letterario (Premio “Ortensio Cavallo” – 1977); dal 1980 è iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Nel 1982 si è laureato in Scienze Politiche, all’Università Statale cittadina. Nello stesso anno si è trasferito a Milano, ove ha cominciato a lavorare in qualità di consulente stampa per aziende del settore informatico ed alta tecnologia. Attualmente, è impiegato come dirigente presso una grande azienda italiana. Ha iniziato a girare l’Italia per presentare “Giuseppe” in quelle scuole che ritengono opportuno ospitare una presentazione a esclusivo uso dei propri studenti e dei loro genitori e docenti, affinché la storia di Giuseppe possa aiutare anche altre famiglie ed educatori.

«A prescindere da come saranno i risvolti di “Giuseppe” – spiega l’autore -, raccontare la vera storia di mio figlio, se da un lato mi è servito per andare avanti “drogandomi di morfina”, dall’altro credo possa aiutare, anche fosse una sola persona, ad aprire gli occhi su eventuali disagi e, dove possibile, a prevenire altre tragedie. Noi non siamo sicuri di cosa ci sia dopo la morte ma sappiamo cosa c’è qui, in questa vita, nella nostra società, nelle famiglie, ossia un grande bisogno di comunicare, condividere, sostenerci a vicenda e, in una parola, essere uniti».

Gaetano Milone

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