MASSA LUBRENSE: SESSANT’ANNI DI SACERDOZIO DI DON PEPPINO POLLIO

MASSA LUBRENSE: SESSANT’ANNI DI SACERDOZIO DI DON PEPPINO POLLIO

MASSA LUBRENSE: SESSANT’ANNI DI SACERDOZIO DI DON PEPPINO POLLIO

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Lo ricorda con l’attenzione el’affetto di sempre don Francesco Saverio Casa benemerito sacerdote dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellammare
Don Peppino Pollio, sacerdote da sessant’anni.
Era il 16 luglio del 1961.
Nella Cattedrale di Sorrento, Mons. Carlo Serena, ordinava sacerdote un giovane chierico nato a Termini di Massa Lubrense e cresciuto nella Parrocchia di Santa Croce guidata nel dopoguerra dal cappellano militare, il caprese Don Costanzo Cerrotta.
Pacognano, Fornacelle, Sant’Agnello, Sorrento, Puolo e Marciano hanno rappresentato per Don Peppino il campo della sua azione di pastore amante della verità e della schiettezza, del parlare aperto e franco, della carità nella verità, senza ipocrisia clericale e senza diplomazia. L’ unica che resta è la diplomazia del Vangelo.
Anche le comunità religiose delle Elisabettine e delle Ausilari della Madonna in S. Agata sui Due Golfi testimoniano il servizio ad esse donato da Don Peppino, e per non dimenticare la sua presenza infine tra gli anziani della Casa di Riposo San Michele in Piano di Sorrento.
La Parrocchia di Marciano, dedicata all’apostolo Sant’Andrea, ha beneficiato per più di trent’anni della guida forte e saggia di un presbitero ancora tutto da comprendere e da amare, quale testimone dell’amore di Cristo Buon Pastore.
A lui rivolgo in quanto confratello nel sacerdozio e massese quanto lui, l’augurio di poter secondo i disegni della Provvidenza, cantare con la vita le immense misericordie di Dio che non sono mai finite.
Desidero con le parole di Papa Paolo VI, riandare alla sorgente del mistero e del ministero del sacerdozio:
“Il primo posto nel cuore del Padre.
Una parola breve e semplice, ma proprio per voi. Da tanto tempo Noi l’abbiamo nel cuore; come vostro Confratello, da sempre. Non è mai mancata in Noi la comunione di riverenza, di simpatia, di fraternità con voi Sacerdoti. Ci siamo rammaricati con Noi stessi di non avervi parlato abbastanza, nell’ordine della carità, siete voi, Sacerdoti, con i vostri Vescovi e Nostri Fratelli, che occupate il primo posto.
Per questo oggi vi parliamo, è una semplice effusione di cuore. “Os nostrum patet ad vos … cor nostrum dilatatum est” (2 Cor 6,11).
Con grande ammirazione, con grande affezione. Conosciamo la vostra fedeltà a Cristo, alla Chiesa. Conosciamo il vostro impegno, la vostra fatica. Conosciamo la dedizione al vostro ministero, l’ansia del vostro apostolato. Conosciamo anche il rispetto e la riconoscenza che suscitano in tanti fedeli il vostro evangelico disinteresse.
Quanta riconoscenza! Noi vi ringraziamo e vi benediciamo, nel nome di Cristo, per quello che siete, per quello che fate nella Chiesa di Dio.
Lo sappiamo bene: il Sacerdote è uomo che vive non per sé, ma per gli altri. E’ l’uomo della comunità.
E’ questo l’aspetto della vita sacerdotale oggi meglio compreso. Vi è chi trova in esso la risposta alle aggressive questioni circa la sopravvivenza del sacerdozio nel mondo moderno, fino a chiedersi se il prete abbia ancora una ragion d’essere.
Sono per noi Sacerdoti queste parole apostoliche: “Habemus … thesaurum istum in vasis fictibus, ut sublimitas sit virtutis Dei et non ex nobis” (2 Cor 4,7).  E siamo Noi stessi consolati e edificati.”
Ad multos annos, Don Peppino.
Le foto, eccezionali per testimonianza storica, sono state fornite dall’archivio di Elia Fontana, coautore con don Francesco Saverio Casa del volume “La vita non ha termine. Termini ed il suo parroco don Salvatore Castellano, edito dalla Tipografia Petagna

Gaetano Milone

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